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Maccalli Pier Luigi
Catene di libertà
«Perché il Signore mi ha abbandonato?». È la domanda che spesso arrovella padre Gigi, in balia dei suoi sequestratori per oltre due anni tra le savane del Sahel e le dune del Sahara. Sempre dormendo, ogni notte, all’addiaccio, spesso con i piedi incatenati. Esperienza che per diversi mesi ha condiviso con altri ostaggi. È, questo, un «quaderno dal carcere» che oscilla tra cronologia e introspezione, in cui i momenti di sconforto, accentuato dal pensiero costante dei familiari e degli amici che il missionario immagina angosciati e preoccupati, si alternano a quelli di speranza. Senza l’ausilio di una Bibbia a tener viva la fede, sottoposto a un lunghissimo digiuno eucaristico, padre Gigi scopre in sé nuove risorse e una nuova dimensione del vivere e del credere: «È proprio in questa prova delle catene che il mio spirito si libera. Perché i miei piedi sono incatenati, ma il cuore no». Una testimonianza drammatica, che accende nel lettore spunti di profonda riflessione ed è capace di fargli toccare con mano la forza tranquilla della fede. «Adesso sono libero per liberare il perdono e spegnere sul nascere ogni inizio di violenza. Sono libero per liberare l’accoglienza e consolare chi è affaticato e oppresso. Sono libero per liberare la parola e dire a tutti di non incatenare mai nessuno» Padre Gigi Maccalli «Noi abbiamo sostenuto te, ma tu hai sostenuto la chiesa» Papa Francesco
Candiard Adrien
Sulla soglia della coscienza
«Non ho niente contro i ragionieri, ma la grazia di Dio non rientra, per definizione, in un foglio Excel» Adrien Candiard Troppo spesso la fede cristiana viene vista come un elenco di proibizioni oppure come una lista di precetti da seguire pedissequamente. Niente di tutto ciò, sostiene Adrien Candiard. Facendo eco a Paul Claudel – «per fortuna Gesù ci ha liberato dalla morale!» –, queste pagine ci conducono nel cuore del cristianesimo: il primato della grazia e della coscienza rispetto alla legge. Il perché è presto detto: «Un colpo di fulmine amoroso ci trasforma più profondamente della lettura del Codice penale», argomenta l’autore. Il quale, spaziando da Bernanos ai padri del deserto e facendo eco alla sua esperienza di guida spirituale, ci conduce sul crinale arduo ma affascinante della libertà così come ce la presenta l’apostolo Paolo. Candiard è profondamente convinto di un fatto: «I conti del farmacista non hanno molto a che vedere con un grande amore». Per questo, che si tratti di sesso o di lavoro, di rapporto col denaro o col potere, «il vangelo è sempre una liberazione». Leggere questo libro, tanto breve quanto esplosivo, ne è una potente conferma.
Gianfranco Zavalloni
La pedagogia della lumaca
«È un invito alla lentezza. Andiamo troppo in fretta. Bisogna avere la possibilità di fermarsi, guardare le cose belle, meditare, pensare a noi, guardare i tramonti. Ma chiedete a qualcuno che cammina per strada: "Quando ti sei fermato per un tramonto l'ultima volta?". È una domanda molto importante!». Queste parole che vergò Tonino Guerra nel terminare la lettura di questo libro danno al libro-culto di Zavalloni il suo vero orizzonte. La sue riflessioni, concrete e ricche di buon senso, nascono dall'esperienza scolastica e sono rivolte ai docenti. In realtà travalicano le aule e i plessi per imporsi come un insegnamento di vita adatto agli uomini e alle donne del nostro tempo. Per porgere, come suggerisce Fiorella Farinelli nella prefazione, «un punto di vista e un'aspirazione essenziali per lavorare a quel cambiamento antropologico di cui l'umanità ha un evidente e urgente bisogno». In appendice, il suo Manifesto dei diritti naturali di bimbi e bimbe Disegni in bianco e nero dell'autore PIÙ DI 3000 COPIE VENDUTE OGNI ANNO PUBBLICATO ANCHE IN BRASILE E SPAGNA Gianfranco Zavalloni  
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