Finisce Trump, non il trumpismo

Il commento alle elezioni americane di Iacopo Scaramuzzi*

Tra i banchi del prossimo congresso degli Stati Uniti siederà Marjorie Taylor Greene, imprenditrice repubblicana, seguace di Q-Anon, una teoria del complotto secondo la quale Donald Trump sta conducendo una guerra segreta contro una rete globale di pedofili adoratori di Satana. Ci sarebbe da ridere, ma siamo nel pieno di una tragedia.

La pandemia ha moltiplicato le teorie del complotto. Di fronte ad un mondo complesso, dominato dalla tecnica e dalla finanza, segnato da declino economico e sovrabbondanza di informazioni, molti abboccano a spiegazioni semplici, che lasciano intravedere un disegno nella filigrana del caos, individuano un nemico invisibile e potentissimo, permettono di riappropriarsi di un ruolo – da vittima, ma pur sempre un ruolo – nella storia. Non si tratta di pazzi o mitomani, spesso sono persone che hanno incanalato frustrazioni reali in recriminazioni deliranti. Che i social network propagano e le fake news, sapientemente propalate, confermano. C’è una dimensione magica, salvifica, religiosa in tutto ciò. Chi aderisce a questi miti cospirazionisti sente di appartenere a un corpo mistico, nutre una diffidenza dogmatica nei confronti delle «élites», combatte una battaglia sacra, deve sconfiggere nemici satanici. E, negli Stati Uniti, ha un capofila da seguire come un messia: Donald Trump.

Il fenomeno del «cristianismo» non è esaurito

Il presidente lascerà la Casa Bianca, pur tra polemiche e tensioni, ma il fenomeno che ha incarnato per quattro anni, intriso di «cristianismo», è tutt’altro che esaurito. Non lo dimostrano solo il testa-a-testa con Joe Biden e la valanga di voti degli statunitensi che gli hanno confermato la loro fiducia. Trump ha saputo interpretare istanze profondamente radicate in vasti settori della società a stelle e strisce: l’isolazionismo, l’antistatalismo, il suprematismo bianco; ha saputo sfruttare la distanza tra città e provincia, tra una élite spompata (prevalentemente democratica ma anche repubblicana) e segmenti della società che nel corso degli anni si sono sentiti emarginati; ha attinto, strumentalmente ma efficacemente, alle parole d’ordine del fondamentalismo cristiano, evangelicale o cattolico, per dare alle sue politiche un sapore di eternità, un tono da guerra di religione. «Cristianismo», appunto, non cristianesimo: una ideologia identitarista che ha poco o nulla a che fare con il Vangelo, la fede, la fratellanza invocata da Papa Francesco, e che punta semplicemente ad attribuire le proprie battaglie a una volontà divina.

Nella lunga storia degli Stati Uniti politica e religione si sono sempre intrecciate, è cambiato il significato ultimo di questo intreccio: oggi gli americani non pregano più Dio perché benedica l’America (God bless America!), ma perché la difenda dal declino. Un declino preparato dalla globalizzazione, esploso con la crisi economica del 2008, e che il coronavirus, con la recessione che seguirà, non fa che rafforzare. Quando crescono le diseguaglianze, quando aumentano povertà e paura, gli imprenditori della paura hanno la meglio. Gridando al complotto, invocando Dio. Magari perdono un’elezione, difficilmente escono dalla scena. Finisce Trump, non il trumpismo.

* Iacopo Scaramuzzi è autore di Dio? In fondo a destra