La cooperazione deve essere attenta non tanto ad aiuti e progetti quanto piuttosto alle persone e ai loro diritti. Deve divenire motore trainante di un cambiamento politico, economico, ma anche culturale, che ponga i diritti di tutti e il loro rispetto al centro di ogni scelta.
È tempo di capire che o la cooperazione diviene il punto di partenza per un cambiamento globale di politica, di economia e di cultura, oppure continuerà ad ingannare i “poveri” e a fabbricare miseria.
La fine della campagna di lotta alla “povertà” e la farsa degliobiettivi del millennio lo stanno dimostrando chiaramente.
Padre Louis Lebret, uno dei maestri ispiratori dell’enciclica Populorum progressio, mentre era a tavola con politici, banchieri e imprenditori, chiese loro una definizione di “sviluppo”. Le risposte spaziarono dal reddito pro-capite, al numero dei letti negli ospedali, dai chilometri di strada asfaltata per abitante, al capitale investito in infrastrutture. Lebret replicò: “Sviluppo è garantire la felicità delle persone. Pensateci bene prima di spendere soldi in strade e infrastrutture”.
Eugenio Melandri Guido Barbera
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