Le discusse performances del cantante romano Achille Lauro alla recente 71ma edizione del Festival della Canzone italiana, con l’abbondante e ripetuto utilizzo di una simbologia religiosa, hanno riaperto il dibattito sul rischio “blasfemia” nella musica leggera e in generale nei linguaggi pop contemporanei.
Una precisa denuncia di mons. Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-Sanremo, si è fatta interprete della protesta di chi ha trovato sconveniente e offensivo – e dunque blasfemo – l’utilizzo di simboli dell’iconografia cristiana in un contesto di intrattenimento e spettacolo. Altri hanno visto in questo utilizzo una furba strumentalizzazione del sacro priva di spessore artistico o culturale.
Eppure, il rapporto fra libertà di espressione e libertà religiosa resta un tema cruciale nella società contemporanea. Lo dimostrano, per esempio, i frequenti scontri sulla presunta blasfemia di alcune opere d’arte o anche l’estrema drammatica vicenda del settimanale satirico francese Charlie Hebdo.
Restando al contesto cattolico: quanto questi contrasti raccontano la secolarizzazione o la scristianizzazione? Quanto sono invece segno dell’incapacità della Chiesa di intercettare la domanda di spiritualità espressa da artisti e cantanti? È possibile ritrovare insieme una definizione di blasfemia che pur rispettando la fede di tutti non rischi di respingere e condannare il linguaggio di chi è alla ricerca di Dio? Esiste davvero la blasfemia?
A queste (e altre) insidiose domande si proverà a rispondere durante il secondo webinar promesso da Vino Nuovo con il supporto tecnico di Emi.
Intervengono:
- mons. Antonio Suetta, Vescovo di Ventimiglia – San Remo
- Marta Cagnola, giornalista e speaker radiofonica, quest’anno nella Giuria stampa di Sanremo
- padre Massimo Granieri, religioso passionista e parroco, conduttore radiofonico e critico musicale de L’Osservatore Romano.
Modera: Fabio Colagrande, giornalista e firma di Vino Nuovo.
Tutti gli iscritti riceveranno la registrazione dell’incontro non appena sarà terminato.
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