L’autore si sofferma su ogni versetto della Lettera di Giacomo e sottolinea il valore della Chiesa madre di Gerusalemme, la “Chiesa dei poveri e dei santi” che trova in questa lettera il frutto più maturo dell’esperienza ecclesiale originaria, quasi un testamento che essa ha lasciato alla Chiesa universale, “la sua eredità più bella e più ricca”. La lettera di Giacomo combatte il rischio, attuale anche oggi nelle comunità cristiane, di un’assimilazione alla cultura greco-pagana, per cui la fede si riduce a pura visione intellettuale che lascia immutato il comportamento dei credenti. Lo scritto proclama quindi che “la fede senza le opere è morta” e che essa è autentica quando è provata dalla pazienza dell’amore.
Gianni Zaccherini
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