Il mercato dell’abbigliamento è inondato da prodotti diversi per colore, stile, marca e qualità, ma quasi tutti uguali per le condizioni di lavoro ingiuste, umilianti e oppressive in cui sono realizzati. È quindi estremamente difficile applicare il consumo critico, perché le imprese seguono la stessa strategia: delocalizzare la produzione in paesi in cui lo sfruttamento del lavoro minorile, il divieto di organizzazione sindacale, i salari al di sotto della soglia di povertà e le condizioni di lavoro disumane e insalubri sono all’ordine del giorno.
D’altro canto, le esperienze del commercio equo in materia di abbigliamento sono appena agli esordi o in fase di perfezionamento. Come fare, allora, per non rendersi più complici dello sfruttamento che si cela dietro a ciò che indossiamo ogni giorno?
L’obiettivo che si pone questa Guida è quello di far conoscere la complessità del settore, divulgare le informazioni disponibili sulle imprese più in vista e fornire ogni possibile traccia per poter orientare gli acquisti verso prodotti ottenuti nel rispetto dei diritti, dell’equità, della sostenibilità.
Tenendo presente che, nel campo dell’abbigliamento e delle calzature, la prima e forse unica vera arma finora nelle mani dei consumatori per contrastare lo strapotere delle multinazionali è l’essenzialità, ovvero ridurre i consumi.
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