“C’è stato un tempo, che sembra ormai lontano, in cui il cristianesimo in Europa era la religione di tutti. Essere cristiano era un motivo di sicurezza e di prestigio sociale. Eri dalla parte della maggioranza, dalla parte del più forte. Oggi non è più così. Da cristiani spesso ci sentiamo fuori posto, diversi, in minoranza. Quello in cui noi crediamo agli altri dice poco o nulla, le nostre scelte vanno continuamente motivate e giustificate davanti ai nostri colleghi di lavoro, ai nostri vicini di casa, perfino davanti ai nostri figli che ci chiedono perché gli altri non fanno così. Qualcosa è finito e ci troviamo disorientati: il nostro paese, il modo di vivere della gente è cambiato e noi ci sentiamo come stranieri a casa nostra” (p. 7).
Considerazioni come questa sono ormai comuni, anche se spesso la comunità cristiana fa fatica a prendere atto della situazione e si chiude gli occhi davanti alla realtà, pensando così di difendersi da essa.
Questo libro ci aiuta a comprendere in tutti i suoi risvolti il passaggio dal regime di cristianità alla condizione di minoranza religiosa e a riflettere sul fatto che nella sua lunga storia il popolo di Dio si è trovato spesso in situazioni come questa e peggiori di questa.
Una delle esperienze più drammatiche per Israele fu quella dell’esilio in Babilonia fra il VI e il V secolo a.C. È difficile per noi capire tutto il trauma di quell’evento, nel quale Dio sembrò sconfitto nel suo popolo. La distruzione di Gerusalemme, la profanazione del Tempio, l’umiliazione del re e del sommo sacerdote, la deportazione della parte più valida della popolazione diventarono uno sconvolgimento per la fede di Israele. Dov’è il nostro Dio? Ci ha abbandonato? O è un Dio infedele che non mantiene le sue promesse?
Un simile sconvolgimento attraversa anche la fede dei cristiani di oggi e diventa rassegnazione, scoraggiamento, paura. Ma come Dio purificò la fede di Israele e rivelò più pienamente la ricchezza del suo amore proprio attraverso la crisi dell’esilio, così avviene anche oggi. Alla crisi della fede non si può che opporre una fede più limpida, più illuminata, più profonda. Su queste strade l’Autore ci guida con sapienza, facendoci riascoltare la voce dei profeti e additandoci Gesù, il servo dell’umanità, il Crocifisso risorto, che rappresenta il modello supremo del Dio con noi.
Un libro di spiritualità per il nostro tempo, dunque, ma anche di pastorale, perché ci aiuta a capire quali atteggiamenti e comportamenti la Chiesa deve oggi assumere nel mondo e di fronte al mondo. Un invito alla missione in Europa, ma a quella missione che nulla ha di proselitismo e sa invece “rendere ragione della speranza che è in noi con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza”
(1R 3,15-16).
Giovanni Kirschner
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