2 giugno 1946. Quel giorno nasce la Repubblica Italiana. Un bimbo sgambetta sotto lo sguardo della mamma, in un quartiere operaio che si confonde con la campagna attorno a Mestre. Quanto è mutato, da allora, il paesaggio, il modo di vivere… e la maniera di essere ragazzi. Quel bambino è divenuto il testimone di un'immane trasformazione, di cambiamenti di enorme portata mai accaduti prima in così breve tempo.
Dietro a una fluida narrazione autobiografica, l'autore suggerisce continui raffronti tra due epoche, separate da pochi anni ma in sostanza diversissime, comprese nell'arco di tempo della sua vita. La chiave di lettura è quella della sobrietà e del consumismo, che sono antitetici, incompatibili. Ora che il consumismo è avviato al tramonto, è tempo di capire com'è possibile vivere, magari anche meglio, altrimenti. La prospettiva suscita in tanti degli atteggiamenti di rifiuto e paura, ma i giovani possiedono le potenzialità per intraprendere un nuovo cammino. Il libro vuole mostrar loro che sobrietà non è sinonimo di indigenza ma una concezione di vita che può aprire a nuovi orizzonti.
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