Per quale motivo in un paese come il Ruanda il regime di Paul Kagame può infrangere e violare impunemente i diritti umani sia all’interno che all’esterno dei suoi confini?
Autorevoli Rapporti affermano che la guerra scatenata dal Fronte patriottico ruandese (Fpr) ha provocato tre milioni di vittime ruandesi e quattro milioni di vittime congolesi. Ancora oggi bisogna constatare un ulteriore inasprimento della dittatura.
Il terrore che essa ha instaurato non riguarda più solo gli hutu ma anche i tutsi, alcuni dei quali sono costretti a prendere nuovamente la via dell’esilio.
Il Tribunale penale internazionale per il Ruanda ha preso in carico il dossier sui gravi crimini commessi dall’Fpr in territorio congolese, ma che ne è dei crimini commessi in Ruanda dallo stesso Fpr? Perché questo silenzio sul terrore endemico in questo martoriato paese? Quali le connivenze internazionali?
Oggi il Fronte patriottico ruandese non è più in grado di nascondere i massacri perpetrati in tutto il territorio e il regime è subissato da accuse sempre più copiose, sebbene le sue tecniche di disinformazione e menzogna siano fin dall’inizio così sottili che vari mezzi di comunicazione sociale a livello internazionale sono caduti e continuano a cadere nella rete che è stata loro tesa.
La denuncia delle estese violazioni dei diritti umani da parte del regime di Kigali è lo scopo della presente ricerca. Solo accertando la verità la comunità internazionale e l’Onu avranno il coraggio di sottrarsi all’influenza delle grandi potenze territoriali o finanziarie e di programmare e fare pressioni per garantire la pace nella regione dei Grandi Laghi africani.
Christiaan De Beule, Martine Syoen
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