Voleva “sprovincializzare l’università”. Si mostrava forte con i forti, e debole con i deboli. Era attento ai grandi temi della cultura del nostro tempo – come lo era al barbone senza cena, allo studente fuori sede.
Tullio Contiero (1929-2006) per generazioni di universitari è stato, a Bologna e non solo, punto di riferimento. Senza peli sulla lingua, ha scosso una moltitudine di giovani e li ha pungolati all’impegno a favore dei poveri, quelli della loro città non meno di quelli del Sud del mondo, vittima dell’Occidente. Li ha provocati a toccare con mano la realtà: dal 1968, ogni anno, immancabilmente, ha guidato goliardi e dottorini in visita all’Africa. Allo stesso modo in cui, nella Roma del dopoguerra, aveva trascinato nelle borgate i liceali di buona famiglia.
Come san Paolo, “su strade africane, sulle strade di periferia, su strade universitarie ha corso anche don Contiero” (G. Bregantini). La sua eredità spirituale è raccolta dal Centro Studi “Giuseppe Donati” di Bologna.
Prefazione di mons. Giancarlo Bregantini
Postfazione di Pietro Veronese
Pier Maria Mazzola
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